pronunce secondo equità e diritto del giudice civile

Le pronunce secondo equità e secondo diritto del giudice civile, la valutazione delle prove, l'onere della specifica contestazione come previsto dalla L n 69 del 2009, gli argomenti di prova e le prove legali, interrogatorio libero, ispezioni e contegno processuale

ARTICOLO  112

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Corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato.

[I]. Il giudice deve pronunciare su tutta la domanda e non oltre i limiti di essa [277]; e non può pronunciare d'ufficio su eccezioni, che possono essere proposte soltanto dalle parti [2938, 2969 c.c.].

ARTICOLO  113

Pronuncia secondo diritto.

[I]. Nel pronunciare sulla causa il giudice deve seguire le norme del diritto, salvo che la legge gli attribuisca il potere di decidere secondo equità [114].

[II]. Il giudice di pace decide secondo equità le cause il cui valore non eccede millecento euro, salvo quelle derivanti da rapporti giuridici relativi a contratti conclusi secondo le modalità di cui all'articolo 1342 del codice civile (1) (2).

(1) Comma sostituito dapprima dall'art. 21 l. 21 novembre 1991, n. 374, e successivamente dall'art. 1 d.l. 8 febbraio 2003, n. 18, conv., con modif. in l. 7 aprile 2003, n. 63, che al successivo art. 1-bis così dispone: « Le disposizioni di cui all'articolo 1 si applicano ai giudizi instaurati con citazione notificata dal 10 febbraio 2003». Il testo del comma recitava: «Il giudice di pace decide secondo equità le cause il cui valore non eccede i 1.032,91 euro».

(2) La Corte cost., con sentenza 6 luglio 2004, n. 206 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente comma «nella parte in cui non prevede che il giudice di pace debba osservare i principi informatori della materia».

ARTICOLO  114

Pronuncia secondo equità a richiesta di parte.

[I]. Il giudice, sia in primo grado che in appello, decide il merito della causa secondo equità quando esso riguarda diritti disponibili delle parti e queste gliene fanno concorde richiesta [112, 822, 1194 att.].

ARTICOLO  115

Disponibilità delle prove (1).

[I]. Salvi i casi previsti dalla legge, il giudice deve porre a fondamento della decisione le prove proposte dalle parti o dal pubblico ministero, nonché i fatti non specificatamente contestati dalla parte costituita.

[II] Il giudice può tuttavia, senza bisogno di prova, porre a fondamento della decisione le nozioni di fatto che rientrano nella comune esperienza.

(1) Articolo così sostituito dall'art. 45, comma 14, della l. 18 giugno 2009, n. 69. Il testo precedente recitava: «[I] Salvi i casi previsti dalla legge, il giudice deve porre a fondamento della decisione le prove proposte dalle parti o dal pubblico ministero. [II] Può tuttavia, senza bisogno di prova, porre a fondamento della decisione le nozioni di fatto che rientrano nella comune esperienza».

 

ARTICOLO  116

Valutazione delle prove.

[I]. Il giudice deve valutare le prove secondo il suo prudente apprezzamento, salvo che la legge disponga altrimenti [2700, 2702, 2709, 2712, 2733 2, 2734, 2735 1, 2738 1 c.c.].

[II]. Il giudice può desumere argomenti di prova dalle risposte che le parti gli danno a norma dell'articolo seguente, dal loro rifiuto ingiustificato a consentire le ispezioni che egli ha ordinate [1182, 258] e, in generale, dal contegno delle parti stesse nel processo [881, 2073, 4201-2].

ARTICOLO  117

Interrogatorio non formale delle parti.

[I]. Il giudice, in qualunque stato e grado del processo, ha facoltà di ordinare la comparizione personale delle parti [420 1] in contraddittorio tra loro per interrogarle liberamente sui fatti della causa. Le parti possono farsi assistere dai difensori.

ARTICOLO  118

Ordine d'ispezione di persone e di cose.

[I]. Il giudice può ordinare alle parti e ai terzi di consentire sulla loro persona o sulle cose in loro possesso le ispezioni che appaiono indispensabili per conoscere i fatti della causa [258], purché ciò possa compiersi senza grave danno per la parte o per il terzo, e senza costringerli a violare uno dei segreti previsti negli articoli 351 e 352 del codice di procedura penale [93 ss. att.] (1).

[II]. Se la parte rifiuta di eseguire tale ordine senza giusto motivo, il giudice può da questo rifiuto desumere argomenti di prova a norma dell'articolo 116, secondo comma.

[III]. Se rifiuta il terzo, il giudice lo condanna a una pena pecuniaria da euro 250 a euro 1.500 (2).

(1) V. ora artt. 200, 201 e 202 c.p.p.

(2) Comma così modificato dall'art. 45, comma 15, della l. 18 giugno 2009, n. 69, che ha sostituito le parole: "non superiore a euro 5" con le parole: "da euro 250 a euro 1.500".

ARTICOLO  119

Imposizione di cauzione.

[I]. Il giudice, nel provvedimento col quale impone una cauzione, deve indicare l'oggetto di essa, il modo di prestarla, e il termine entro il quale la prestazione deve avvenire [86 att.].

ARTICOLO  120

Pubblicità della sentenza.

[I]. Nei casi in cui la pubblicità della decisione di merito può contribuire a riparare il danno, compreso quello derivante per effetto di quanto previsto all'articolo 96, il giudice, su istanza di parte, può ordinarla a cura e spese del soccombente, mediante inserzione per estratto, ovvero mediante comunicazione, nelle forme specificamente indicate, in una o più testate giornalistiche, radiofoniche o televisive e in siti internet da lui designati (1).

[II]. Se l'inserzione non avviene nel termine stabilito dal giudice, può procedervi la parte a favore della quale è stata disposta, con diritto a ripetere le spese dall'obbligato.

(1) Comma così sostituito dall'art. 45, comma 16, della l. 18 giugno 2009, n. 69. Il testo precedente recitava: «Nei casi in cui la pubblicità della decisione di merito può contribuire a riparare il danno, il giudice, su istanza di parte, può ordinarla a cura e spese del soccombente, mediante inserzione per estratto in uno o più giornali da lui designati».

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